top of page

Redde Rationem - Come Benedetto XVI ha salvato la Chiesa di Cristo



 

Redde rationem” è una frase tratta dal Vangelo di San Luca entrata nel gergo comune per intendere la resa dei conti. Nei precedenti brevi documentari abbiamo illustrato le prime due mosse di papa Benedetto XVI per salvare la Chiesa dall’usurpazione da parte di gerarchie non più cattoliche.


In Dies Irae si coglie la perfezione del congegno canonico con cui papa Ratzinger, nel 2013, non ha affatto abdicato, ma si è lasciato porre dai cardinali in “sede totalmente impedita” per poter rimanere il vero papa, sebbene auto-confinato in Vaticano, e scismare così i nemici della cosiddetta Mafia di San Gallo.


In “Intelligenti pauca”, si mostra, invece come papa Benedetto, nell’arco di nove anni di confino, ci abbia fatto comprendere la sua esplosiva situazione canonica con una serie di inequivocabili messaggi definiti “Codice Ratzinger”.


In Redde rationem tratteremo, invece, della soluzione conclusiva prevista dal Santo Padre per questo geniale sistema antiusurpazione elaborato almeno 30 anni prima dalla sua messa in pratica.


Il disegno purificatorio ed escatologico sulla Chiesa di cui papa Ratzinger si è fatto attuatore, infatti, contempla di concedere temporaneamente il potere ad alcune correnti subdolamente gnostiche e anticattoliche in seno alla Chiesa in modo che manifestino pubblicamente le loro intenzioni eversive e inversive.


Allo stesso tempo, i veri credenti e tutti gli amanti della verità, cominceranno non solo a comprendere la natura di questa falsa chiesa, ma anche a capire ciò che realmente ha compiuto papa Benedetto grazie ai suoi messaggi discreti e geniali, destinati a chi “ha orecchie per intendere”.


Giovanni Paolo II e il card. Ratzinger erano pronti da decenni alla prova finale di un’impostura religiosa anticristica annunciata all’art. 675 del Catechismo: sapevano che il papa, in futuro, sarebbe stato costretto a “tirare la leva di emergenza” di questo piano antiusurpazione, già preparato con la nuova edizione del diritto canonico del 1983, dove nel canone 332.2, che regolamenta l’abdicazione del papa, compare per la prima volta la necessità di rinunciare specificatamente al munus petrino, all’investitura divina di successore di San Pietro.


Giovanni Paolo II fece, inoltre, edificare apposta, nei primi anni ’90, il monastero Mater Ecclesiae in modo che il papa impedito del futuro potesse rimanere nella sede, così come poi è puntualmente avvenuto con Benedetto XVI il quale non a caso ha mantenuto il nome pontificale e la veste bianca.


E adesso che tutto è stato scoperto?


Come salvare la Chiesa, ora che si è compreso nel dettaglio come Benedetto sia sempre rimasto l’unico vero papa in sede impedita?

Naturalmente, un piano di simile perfezione non poteva rimanere senza una conclusione coerente sul piano canonico, teologico ed escatologico, ovvero riguardante le verità ultime.

La soluzione è pronta, non c’è nulla da inventare o improvvisare: essa è racchiusa nella Costituzione apostolica Universi Dominici Gregis, promulgata nel 1996 da papa Giovanni Paolo II, chiaramente scritta a quattro mani con il cardinale Ratzinger, come perfezionamento sempre più stingente delle procedure connesse alla valida elezione del papa o alla sua valida rinuncia.


In questo testo troviamo il “libretto di istruzioni” su come far uscire la Chiesa dall’empasse della sede usurpata.


Già all’art. 3, leggiamo:


“Stabilisco che il Collegio Cardinalizio non possa in alcun modo disporre circa i diritti della Sede Apostolica e della Chiesa Romana, ed ancor meno lasciar cadere, direttamente o indirettamente, alcunché di essi, sia pure al fine di comporre dissidi o di perseguire azioni perpetrate contro i medesimi diritti dopo la morte o la valida rinuncia del Pontefice. Sia cura di tutti i Cardinali tutelare questi diritti”.

Chiarissimo: i cardinali – che vestono di rosso per simboleggiare la disponibilità al martirio - hanno il DOVERE di far rispettare i diritti della Sede Apostolica: non possono disporne a piacimento, né lasciarli cadere, nemmeno per evitare uno scisma.


Quindi, se la Sede Apostolica è stata usurpata e il legittimo papa è stato impedito, il Collegio Cardinalizio DEVE intervenire perché i diritti della Sede sono stati lesi.


Assolutamente da escludersi, quindi la “via larga” del CONCLAVE-INCIUCIO con gli 81 falsi cardinali elettori di nomina antipapale che ci regalerebbe, comunque, un altro antipapa.


Ma il vero strumento per intervenire si trova negli articoli 76 e 77


Quest’ultimo stabilisce

“che le disposizioni concernenti tutto ciò che precede l'elezione del Romano Pontefice e lo svolgimento della medesima, debbano essere osservate integralmente, anche se la vacanza della Sede Apostolica dovesse avvenire PER RINUNCIA DEL SOMMO PONTEFICE, A NORMA DEL CAN. 332, § 2 del Codice di Diritto Canonico.

Ma l’articolo definitivo è il numero 76:


“Se l'elezione fosse avvenuta altrimenti da come è prescritto nella presente Costituzione o non fossero state osservate le condizioni qui stabilite, l'elezione è per ciò stesso nulla e invalida, senza che intervenga alcuna dichiarazione in proposito e, quindi, ESSA NON CONFERISCE ALCUN DIRITTO ALLA PERSONA ELETTA”.


Come abbiamo letto, se la sede resta vacante per rinuncia del papa, per la Universi Dominici Gregis ciò deve avvenire a norma del can. 332.2, quello famoso che prevede la rinuncia al munus petrino.


E questo non è mai avvenuto visto che papa Benedetto non ha mai rinunciato al munus, all’essere papa, ma ha solamente dichiarato di rinunciare al ministerium, il potere di “fare il papa”, lasciando così che i Cardinali attuassero questa rinuncia, ponendolo - con la convocazione di un conclave illegittimo - in Sede totalmente impedita.


Quindi, l’elezione di Bergoglio è stata nulla e invalida, perché avvenuta con un Papa Benedetto che non ha rinunciato al munus, non era abdicatario, ma impedito. “Papa Francesco” non è quindi mai esistito e non ha mai avuto il diritto di fare alcunché, tantomeno di nominare cardinali o scomunicare chicchessia.


Particolarmente interessante quell’inciso dell’art. 76:


“l’elezione è nulla e invalida senza che intervenga alcuna dichiarazione in proposito”.

Dunque non occorre un sinodo, o un’inchiesta canonica, o chissà quale altro laborioso processo. Basta solo che domani mattina, uno, o più, autentici cardinali di nomina pre 2013 pronuncino quattro parole, il famoso: “vere papa mortuus est!” dichiarando che il legittimo pontefice Benedetto XVI è veramente morto e occorre convocare il nuovo conclave:


Questo è ciò per cui papa Ratzinger ha sempre pregato, come lui stesso ha indicato nella Declaratio e nell’ultimo discorso al Collegio Cardinalizio: che i cardinali siano docili all’azione dello Spirito Santo nell’elezione del nuovo papa (legittimo).


I cardinali che prendessero una simile iniziativa non possono essere sanzionati da Bergoglio dato che sono tutelati dalla Universi Dominici Gregis la quale impone loro il dovere di intervenire Qualora emergesse una querelle canonica, la questione della sede impedita è ormai stata chiarita fin nei minimi dettagli.


Peraltro, come testimoniatoci da diverse fonti interne, tutti in Vaticano sanno perfettamente come stanno le cose.


Nessuna strada alternativa a questa applicazione della Universi Dominici Gregis può essere perseguita: quand’anche si tentasse di far decadere Bergoglio per eresia - eventualità praticamente non trattata nel diritto canonico - rimarrebbero comunque i suoi falsi cardinali e, in un prossimo conclave invalido, verrebbe così eletto un altro antipapa, in ogni caso privo dell’assistenza speciale dello Spirito Santo.


E’ anche del tutto da scartare qualsiasi ipotesi sedevacantista che tenti di delegittimare tutti i papi post conciliari, dato che, se si considera l’ultimo papa valido Pio XII, da decenni non vi sarebbe più una gerarchia ecclesiale valida, nessun cardinale.


Per salvare la Chiesa visibile, si tratta dunque solo di dire la verità: proferire la Parola, il Verbo, il Soffio di Gesù Cristo che annienta il mistero dell’iniquità, per dirla con San Paolo.


Come Gesù Cristo di cui era il Vicario, papa Benedetto XVI si è fatto imprigionare, fustigare, oltraggiare: mite come un agnello sacrificale e seguendo l’insegnamento del Salvatore non si è “opposto al malvagio”, ha amato i suoi nemici e pregato per i suoi persecutori.


E’ morto e adesso la sua resurrezione sarà canonica: quello che si considerava un ex papa, un pontefice abdicatario, tornerà ad essere scoperto dalla Chiesa come l’unico - e ultimo - vero pontefice della Chiesa cattolica.

bottom of page